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La Gioeubia

 

   Nelle campagne milanesi nell’ultimo giovedì di gennaio viene bruciata la Gioêubia  si celebra un rito  la cui origine si perde nella notte dei secoli. Risale forse alle tradizioni celtiche o druidiche quando si bruciavano fantocci e manichini per propiziarsi il favore degli dei in battaglia o per ottenere benevoli influssi nella semina e nel raccolto, oppure è ricollegabile ai primi sacerdoti cristiani che bruciavano con un falò le divinità pagane.

    Si saluta, in realtà, l’approssimarsi della fine dell’inverno distruggendolo nel fuoco purificatore e si inaugura il nuovo arco della stagione che si salderà nel ciclico ripetersi della nuova vita della natura.

    Come tutti i momenti di passaggio, questo è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da miti e simboli, è insieme festa di morte, di trasformazione e rinascita.

    Gioêubia è il dì di Giove, giovedì, il dio romano rappresentato con la folgore che scaglia contro chi, ai suoi occhi, abbia una condotta ingiusta: si tratta di un dio severo ma giusto che apporta energia e luce. Giovedì è quindi  giorno della luce. Con il solstizio d'inverno, il 21 dicembre, le giornate sono più brevi, le notti più lunghe,  l'ombra sembra trionfare perché il sole raggiunge il punto più meridionale nella sua orbita apparente rispetto alla Terra. La campagna è triste, il gelo o la neve impediscono l’uscita nei campi, nella cultura contadina lombarda il lavoro si svolge nel chiuso della cucina e della stalla, ma l’ultimo giovedì di gennaio decreta la fine dell’oscurità con la celebrazione di un rito festoso.

   Nella tradizione, il rituale della Gioêubia prende avvio con la  cattura della vecchia strega, che rappresenta il male: la partecipazione collettiva genera forza e potere.  Le fiamme del rogo su cui essa brucia distruggono l’influenza malefica del rigore invernale, le ceneri vengono disperse e fecondando la terra  generano  l’albore della nuova  vita.

   Se la regia di questa  festa è in genere degli adulti, sono i ragazzi a viverla con spontanea creatività. Quando le scuole davano vacanza il giovedì, i ragazzi recuperavano stracci, paglia e legna per dare struttura e aspetto alla Gioêubia: allora era una gara tra i cortili a chi faceva il fuoco più alto e duraturo.

  Quest’occasione ci consente oggi di perpetrare, il 'rito di passaggio', della natura come dell’esistenza di ognuno. La curiosità dell'infanzia lascia il posto all'unicità dell’adolescenza, questa all'età adulta e così via…

   Celebrare la sacralità di ogni fase della vita è un modo per non disperdere quanto di più prezioso in essa è stato realizzato e di consegnarlo.